Terzo appuntamento con il Webinar Fermana e stavolta è il turno del reparto avanzato, con le domande dei giovani atleti canarini rivolte al bomber fermano doc Luca Cognigni, in un format che sta riscuotendo particolare successo tra i ragazzi

Sei più attaccante che preferisce fare la sponda o attaccare la profondità?
“Prima di qualche infortunio facevo entrambe le cose, provavo a farlo. Adesso cerco di lavorare molto più per la suqdara aiutando a salire e guadagnare metri importanti”.

Sei stato trattato bene nel settore giovanile
“Con gli anni ho vissuto tante situazioni diverse, tutte quelle che possono capitare con allenatori e giocatori. Soprattutto con compagni sempre bene, bei gruppi e affiatati, Con allenatore qualche altro ci può essere stato ma ci sta sempre con rispetto reciproco.

Qual’era il tuo obiettivo principale da ragazzo? Lo hai raggiunto a pieno?

“Principalmente divertirmi, giocare e dare il massimo senza avere traguardi a breve termine. Fare un’ottima stagione ogni anno. Il settore giovanile ad Ascoli era impegnativo e ottenere la conferma per anno successivo era complicata. Sviluppare passo dopo passo e vedere dove sarei potuto arrivare”.

Hai mai pensato di smettere? Se si per quali motivi?
“A livello di infortuni è stata molto particolare. Il primo giocando con gli amici d’estate a calcetto e mi fece perdere un anno, mi ero appena affacciato dal professionismo. Ripartito dall’Eccellenza, da li risalito tra i pro e poi altro infortunio che ha condizionato la carriera con problematiche relativamente all’intervento. Un anno e mezzo fermo ma per fortuna c’è stata la Fermana che mi ha permesso di dimostrare che potevo meritare la categoria. Tornando la paura c’è stata, quella di non essere come prima. Tanti sacrifici e tanta voglia mi hanno riportato in campo e dunque era bello dimostrare di meritare di tornare in campo”.

Esordio tra i pro quando e quali sono state le tue emozioni?
“La prima volta in B, ormai undici anni fa, dopo tanto settore giovanile. Poi ci sono state diverse altre soddisfazioni personali. La vittoria dei playoff in C2 alla Paganese ma la più grande è stata il gol dopo due anni di infortunio con la maglia della Fermana a Vicenza. E il primo gol sotto la Duomo è stato qualcosa di spettacolare sotto quella Curva che vivevo da bambino come tifoso. Sono quelle cose che non dimenticherò mai”.

Quale consiglio puoi darci per noi che vogliamo intraprendere la carriera?
“Cercare di prendere ora come un divertimento questo sport ma sempre per dare il massimo e andare al campo felici e contenti. La forza per non perdere gli stimoli è quello di dare sempre di più. Per questo serve avere la testa di chi va al campo per giocare con gli amici. Porsi degli obiettivi a breve termine e non risparmiarsi mai. Capitano momenti in cui ti alleni meno e hai meno voglia e in quei casi bisogna tenere duro e dare sempre di più, per non avere rimpianti dopo”.

Quale differenze hai notato tra Ascoli e Fermana?
“Ad Ascoli ero giovane feci li settore giovanile perché la Fermana era appena ripartita dalla Prima categoria. Scelsi Ascoli in una parentesi da giovane e come settore giovanile lo vivi in maniera differente, quasi spensierato. Ora lo vivi in maniera diversa, ti senti responsabilizzato e devi dare sempre più del massimo con la maglia della mia città. Questa C è una categoria difficile e le critiche da chi conosci non fanno piacere, per questo cerco sempre di fare il massimo”.

Come sarà il calcio dopo il Coronavirus secondo te?
“Siamo in attesa di capire come e quando poter ripartire. Ho cercato sempre di allenarmi per questo e dare il massimo. Forse si vede la luce e si pensa di ricominciare, è un bel segnale. Il calcio è la cosa più importante tra le cose meno importanti ma va vissuta al massimo”.

Quale è il giocatore più forte con cui hai giocato?
“Ne sono diversi ma se ne devo scegliere uno. Credo Cristian Cacciatore ai tempi di Matelica, aveva fatto categorie non professionistiche ma faceva cose incredibili. Un altro per qualità era Giandonato, con noi lo scorso anno: lancio e visione di gioco, forse il più forte centrocampista con cui ho giocato”.

Come hai gestito allenamenti in quarantena?
“Giornalmente ci era inviato il programma dal preparatore atletico: giorni di forza a giorni aerobici. In poco spazio ho cercato di adattarmi il più possibile, con i problemi al ginocchio ho cercato di fare principalmente forse e tenere il tono muscolare. Manca il pallone dopo tre mesi e speriamo di poterlo utilizzare presto”.
 

 

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